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ma come si fa a non apprezzare il genere western quando cresci guardano i capolavori di sergio leone e di corbucci. per poi andare a farsi una cultura con i pezzi pregiati dello stesso genere...
come dimenticare i film di john wayne, clint eastwood, lee van cleef, james stewart ect ect

chi si ricorda questa scena ?
-siamo diventati ricchi !
-no, lo sei diventato!
-e la nostra società ?
-uhm...un altra volta.....

e il nomi arch stanton/bill carson vi dicono qualcosa ? ( non cercate subito su google )

per quando riguarda il western contemporaneo non posso che avere ottime impressioni : ottimi appaloosa e quel treno per yuma , superalativo il grinta ( con un grandioso jeff bridges) , senza pero dimenticare titoli come : balla coi lupi, i magnifici sette , gli spietati ( tutti capolavori ) !!!

in ultimo il remix puro targato tarantino (django) .. come ho detto anche sopra semplicemente geniale ( da non perdere ) !!!

p.s. non dimentichiamoci che le musiche di questi film sono arte , arte pura !!!

i gusti sono gusti e mi dispiace che farbix abbia trovato noiosi v per vendeta e inceptinon.
il primo è un film particolare fatto molto bene ,che ho gradito molto ,un film che rivedo volentieri.
il secondo è semplicemente unico ; come al solito geniale nolan !!!

cloud atlas mi ispira per un solo motivo : la regia dei wachowski bros.

che cosa?

noiosi V e Inception?


solo al cinema! leggi bene il mio messaggio ;)

I DVD di V per vendetta e di Inception sono i più consumati del mio lotto, me li vedo almeno una volta ogni 6 mesi :D

Continuiamo con alcune mini-recensioni:

A.I. - Intelligenza artificiale - regia di Steven Spielberg (2001)



Diretto da Steven Spielberg, ma basato su un progetto di Kubrick, è un'opera davvero particolare, affascinante, ma anche contraddittoria.
E' la rivisitazione di Pinocchio in chiave cyberpunk; l'incredibile viaggio di David , robot bambino che insegue il suo più grande sogno: diventare umano. Programmato per amare, sarà forse più umano lui di tante persone egoiste, crudeli e gelose.
Film problematico, mescola con risultati altalenanti la forza delle immagini e il cupo cinismo di Kubrick con gli effetti speciali e la regia melodrammatica tipici di Spielberg. Si perde nel finale, trascinato troppo a lungo, non è un capolavoro, ma merita di essere visto, anche solo per lo sforzo che fa cercando di riassumere in sé almeno cinquant'anni di letteratura fantascientifica intorno alla figura del robot. La domanda, a cui il film non risponde apertamente, alla fine è sempre quella: dov'è il confine che separa ciò che è umano da ciò che non lo è?

Piccola nota: il film è ispirato ad un brevissimo racconto di Brian Aldiss, "Super-toys last all summer long". Se a qualcuno interessa, in Rete si trova facilmente (in inglese).

Voto: 3/5


L'impero del sole - regia di Steven Spielberg (1987)



Jamie ama gli aeroplani. E' un ragazzino gentile, curioso, sognatore e con una gran voglia di vivere. E non è disposto ad arrendersi, anche quando, nel 1941, i Giapponesi invadono Shangai e lui finisce prima separato dalla sua famiglia, solo e affamato in una città ostile, che non accetta questo ragazzo straniero e borghese, ed infine viene imprigionato in un campo di concentramento giapponese.
Fame, malattie, lavori forzati, la costante minaccia delle punizioni, nemmeno la bomba atomica riusciranno a piegare il suo spirito. Forse la guerra, che indurisce gli animi, rende spietati, abbruttisce, fa emergere paure primordiali, lo spoglierà della sua innocenza quasi infantile, ma non sarà in grado di privarlo dei suoi sogni.
Questo film, diretto da Steven Spielberg e tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di J.G. Ballard, alterna alcune scene molto riuscite e molto cariche di pathos ad altre meno incisive e a volte si ha l'impressione che neanche il regista sappia dove vuole andare a parare. Per fortuna il film viene salvato in corner dalla straordinaria colonna sonora composta da John Williams, che rappresenta il vero valore aggiunto della pellicola rispetto al romanzo.

Voto: 3/5

Interessanti queste mini-recensioni

Visto Cloud Atlas...niente recensioni qui, solo un commento a caldo. L'unica cosa che posso dire è: mah. E' un gran bel pezzo di intrattenimento, mischia efficacemente vari generi (commedia, drama, thriller, sci-fi), ha una grande forza visiva e un montaggio originale che intreccia le sei storie che lo compongono in maniera dinamica e funzionale all'idea di fondo dell'opera, cioè che ogni vita è connessa alle altre, presenti, passate e future, e ogni gesto ha conseguenze che vanno al di là della nostra limitata comprensione del mondo, e le quasi tre ore del film trascorrono piacevolmente, senza particolari momenti morti. Però, ecco, oltre a questo, oltre al puro spettacolo, oltre a qualche polpettone new age su reincarnazione, trasmigrazione e karma, non c'è altro. Nessuna grande rivelazione. Tre ore di svago di qualità: questo è il più grande pregio di Cloud Atlas, ma anche il suo insormontabile limite.

Archangel256 ha scritto:Tre ore di svago di qualità: questo è il più grande pregio di Cloud Atlas, ma anche il suo insormontabile limite.

Recupererà qualcosa quando lo rivedrai su DVD.

Sempre se lo rivedrai

farbix89 ha scritto:
Recupererà qualcosa quando lo rivedrai su DVD.

Sempre se lo rivedrai

Un'altra visione credo che la meriti, sicuramente qualche dettaglio mi sarà sfuggito, ma la sostanza del film non cambia.

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Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato - regia di Peter Jackson (2012)



Dato di fatto: Lo Hobbit non è epico quanto Il signore degli anelli. Ma la colpa, se di colpa vogliamo parlare, è di Peter Jackson? Mi sento di dire di no: chi ha letto il romanzo di Tolkien, sa che Lo Hobbit, pubblicato nel 1937, è stato originariamente concepito come un racconto d'avventura per ragazzi. Ecco il perché dei toni fiabeschi, scanzonati, quasi colloquiali, delle situazioni a volte improbabili e un po' forzate, o il fatto che il narratore si rivolga spesso al lettore: sono tutte caratteristiche di un certo tipo di narrativa per ragazzi.
E anche se qui già vengono delineate alcune caratteristiche della Terra di Mezzo e dei suoi abitanti, dovranno passare quasi vent'anni prima che Il signore degli anelli veda la luce, vent'anni per lavorare sulla complessa teogonia e cosmogonia di Arda e il suo insieme di miti e leggende, vent'anni di ricerca linguistica e stilistica per confezionare un romanzo epico fantasy senza tempo.
Ma torniamo al film. Jackson ha il merito di mettere insieme un'opera che ha una grande forza visiva, belle riprese, bella fotografia, colonna sonora azzeccata, stupendi paesaggi e una scena (quella del ritrovamento dell'Anello e l'incontro con Gollum) davvero magistrale. Le sequenze di azione, anche se un po' esagerate, sono comunque piacevoli e ben distribuite e a volte, rispetto al romanzo, persino più credibili.
Dove il film cade è nei siparietti comici, come quello con Radagast, che appaiono decisamente fuori luogo. Questo genere di espedienti, insieme ad una dilatazione dei tempi narrativi, fino ad arrivare a volte ad un rapporto 1:1 col romanzo, sono però necessari per "allungare il brodo", vista l'intenzione di tirare fuori una trilogia da un libro molto più corto del Signore degli anelli. Probabilmente è questa la colpa maggiore di Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato: di essere la prima parte di una vicenda che è stata diluita in tre episodi, per evidenti ragioni commerciali, quando due capitoli sarebbero stati abbastanza.

Voto: 3/5



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Occhio allo spoiler,c'è chi il film ancora non l'ha visto.

Evitiamo di sciolinare troppi dettagli sulle scene del film

Ok, credo comunque di non aver detto nulla che già non si vedesse nel trailer...

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sampei.nihira ha scritto:Non potrò andare a vedere Django per problemi di incompatibilità di orari del film e la prima lezione di scuola "guida" (metto le "" perché non guiderà) di mia figlia.
Andranno i miei amici.

Quindi le visioni di questo tardo pomeriggio possibili saranno:

1) Lincoln
2) Flight

Quasi certamente il canditato odierno sarà Flight,poi vi dirò.

Io ti consiglierei Lincoln che mi sembra più interessante di Flight, anche se anche quest'ultimo non deve essere male.

flight a me non è piaciuto. il film inizia niente bene ma poi si perde....nel nulla.
mi aspettavo molto di più. per me è una delusione e francamente non capisco la nomination a denzel !!

Visto "Lincoln".
Me lo aspettavo più "movimentato".
Un presidente sullo sfondo di una guerra civile.
Chiunque avrebbe immaginato ciò.

E' stato quindi per me un film "peso" da assimilare.
Non vorrei dire di più.

Bellissimo Django...ieri sono uscito soddisfattissimo dal cinema

Lo dico da ora: altro che Oscar alla carriera,stavolta Morricone si porta a casa quello per la colonna sonora.....sicuro,sono pronto a scommettere

Ma oltre alla musica,mi è piacuto tutto.

Tarantino è troppo bravo come regista....punto.

Anzi,altro che solo un Oscar: io dico che ne vince almeno tre!

Oscar alla migliore colonna sonora

Oscar al miglior sonoro

Oscar al miglior montaggio sonoro


Nessuno batte Morricone e Tarantino!

E se non sganciano nessun Oscar,vuol dire che sono tutti corrotti alla giuria!

farbix89 ha scritto:Bellissimo Django...ieri sono uscito soddisfattissimo dal cinema

Lo dico da ora: altro che Oscar alla carriera,stavolta Morricone si porta a casa quello per la colonna sonora.....sicuro,sono pronto a scommettere

Ma oltre alla musica,mi è piacuto tutto.

Tarantino è troppo bravo come regista....punto.

Anzi,altro che solo un Oscar: io dico che ne vince almeno tre!

Oscar alla migliore colonna sonora

Oscar al miglior sonoro

Oscar al miglior montaggio sonoro


Nessuno batte Morricone e Tarantino!

E se non sganciano nessun Oscar,vuol dire che sono tutti corrotti alla giuria!

Mi sembra che django non abbia ricevuto quasi nessuna nomination agli academy awards che si svolgeranno tra poco.

il solito scandalo!

Altra minirecensione:

Frankenweenie - regia di Tim Burton (2012)



Victor è un ragazzino timido e introverso e il suo migliore amico è l'inseparabile cagnolino Sparky. Quando Sparky andrà andrà incontro ad una fine prematura, Victor farà di tutto per farlo tornare in vita.
E con lui, possiamo dire che è tornato in vita anche Tim Burton. Dopo i mezzi passi falsi di Dark Shadows e soprattutto di Alice in Wonderland, ecco un gradito ritorno alle origini. Frankenweenie non è solo il remake dell'omonimo cortometraggio diretto da Burton nel lontano 1984 che, anche per problemi di distribuzione, fu all'epoca un insuccesso e una delle principali cause del suo divorzio da Disney. E' un ritorno alle origini anche perché qui Tim Burton ritrova la sua tecnica preferita, l'animazione in stop-motion (Nightmare Before Christmas, La sposa cadavere), però in un film 3D per dare un pizzico di modernità; perché ritrova alcuni dei suoi attori preferiti, qui in veste di doppiatori (Martin Landau, Winona Ryder); perché omaggia ancora una volta un certo filone di cinema horror, le produzioni di serie B degli anni 50/70, che già aveva celebrato con Ed Wood (1994) e lo fa scegliendo ancora una volta il bianco e nero e disseminando il film di grandi e piccole citazioni (ad esempio, il professor Rzykruski ha le fattezze di Vincent Price).
Ed ecco quindi che prende vita un racconto tipicamente burtoniano, sia per i riferimenti autobiografici (Victor, il giovane protagonista, è un ragazzino solitario, con una passione per il cinema, che vive in una piccola cittadina di provincia), sia per le tinte gotiche e per il carico di emozioni che trasmette, complice anche la colonna sonora del sempre ottimo Danny Elfman.
C'è di più: sulla falsariga di Frankenstein, anche qui si parla dell'etica della scienza o meglio, dello scienziato, visto che la scienza in sé non è né buona né cattiva, è semplice amore per la conoscenza, è un continuo porsi domande e cercare le risposte. La scienza però spesso suscita anche paura, perché uno strumento tanto potente può rivelarsi pericoloso, nelle mani sbagliate, come già è accaduto molte volte nella Storia. Ma altrettanto dannoso è l'atteggiamento di chi teme la scienza a priori e cerca di ostacolarla, lasciando al suo posto solo un clima di superstizione e ignoranza che genera, in definitiva, intolleranza e chiusura.
La fondamentale differenza col romanzo di Mary Shelley comunque è questa: Sparky, al contrario della "creatura", è amato e questo fa di Frankenweenie una favola edificante e al tempo stesso classica su uno dei sentimenti più potenti che ci sia: l'amicizia che lega un ragazzo al suo cane.

Voto: 4/5


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