Non sapevo ti interessassi di queste cose. Bravo!
Sebbene io pensi che la fisica quantistica sia diventata una specie di religione basata su dogmi indimostrabili e considerazioni strabiche, è comunque vero che in genere lo studio della fisica e della matematica porta necessariamente a considerazioni di carattere filosofico.
Necessariamente perché alla fine si arriva ad affrontare problemi pratici che fanno conseguire problematiche più generali o considerazioni e contraddizioni di ciòc he si studia rispetto alla realtà che si sperimenta.
Il riferimento al Big Bang per esempio è un semplice atto di fede, dalmomento che non c'è alcuna dimostrazione che sia probabile come del suo opposto.
L'analisi spettrografica delle galassie fornisce in molti casi indicazioni sullospostamento di banda verso l'infrarosso che comporta un allungamento della radiazione luminosa (l'infrarosso ha una frequenza più bassa e quindi le onde sono "allungate").
Questo effetto che si chiama effetto Doppler è quello che banalmente si riscontra quando passa un ambulanza.
Quando questa si avvicina a noi il suono è più acuto perché le onde sonore vengono compresse dalla velocità verso di noi del veicolo che in un certo senso "anticipa" le suddette.
Quando ci supera e si allontana il suono cambia frequenza e si abbassa per la spiegazione opposta: le onde dietro l'ambulanza si dilatano poichè l'ambulanza si muove e si allontana rispetto a loro, "stirandole".
Questo principio ha fatto supporre a molti astronomi che molte galassie osservate si stessero allontanando da noi e hanno quindi supposto che prima fossero tutte unite in un unico punto.
Ma questa è una cosa indimostrabile e una conseguenza di un ragionamento su dati indiziari.
Il fatto che registri 50 ambulanze che si allontanano da me, non presuppone che fossero tutte unite e concentrate in un solo punto.
Oltretutto diverse galassie non hanno questo spostamento di banda nell'analisi spettrografica e alcune hanno uno spostamento opposto (ultravioletto) quindi in avvicinamento.
Questo "pour parler"
Comunque sono d'accordo sulla questione del tempo.
E' una cosa astratta che misuriamo con apparecchi che in natura non esistono.
Questi apparecchi hanno "oggettivizzato" una cosa che non si sa se esiste.
Prendiamo un minuto per esempio. E' una pura convenzione fatta orologio.
Quindi il problema che si pone è in realtà filosofico.
Poichè quando faccio un qualsiasi esperimento che preveda una condizione ante e post ho bisogno dell'ausilio di un meccanismo.
Quello che sostiene la meccanica quantistica èche anche il meccanismo o lo sperimentatore influiscono sul risultato dell'esperimento.
E influiscono a livello quantistico e quindi in quell'ambito (non in ambito di fisica classica).
Su questo problema si sono scannati i filosofi greci e quelli dopo di loro perché il problema nasceva dalla contraddizione tra essere e divenire.
E non c'è divenire senza il tempo perché il tempo è la condizione sine qua non per cui una cosa ora sia X e dopo sia Y. Cioè una cosa che smette di diventare se stessa, quindi cessa nell'"essere" e diviene nulla, per poi riaffiorare dal nulla diventanto altro da sè.
Questo per alcuni filosofi greci era impossibile.
E lo è anche per alcuni filosofi moderni come Emanuele Severino per cui la filosofia del divenire è la più grande violenza e sciagura della cultura occidentale.
Noi non abbiamo prova del trascorrere del tempo se non per il fatto che, forse per nostra stessa conformazione fisica, registriamo un prima, un durante e un dopo.
Però c'è da fare una considerazione.
Il durante diviene il dopo perché lo registro nella memoria.
E li rimane. Quindi il "prima" non è che una memoria e altrove non c'è prova alcuna che esista. E' un luogo fittizio (un viaggio nel tempo è possibile solo se il "prima" è un "durante" dislocato altrove).
Il "dopo" è altrettanto ugualmente una proiezione della mente. E' un "durante" a venirsi. Su cui speculo sulla base del "prima" di cui ho memoria. Un'astrazione mentale, nulla di concreto insomma.
Ciò che spinge i meccanici quantistici (no, chiamamoli fisici perché se no me li immagino con la tuta blu anche se coi doverosi occhiali a fondo di bottiglia) a fare queste considerazioni, è dovuto al fatto che in sede di sperimentazione non riescono a prevedere con il rigore della fisica classica e quindi in regime quantistico o atomico (elettroni/protoni/neutroni) la presenza sia spaziale che temporale di un dato elemento X, ma solo tramite "curve di probabilità" di presenza (che è il principio di indeterminzione di Heisemberg).
Questo li spinge a "credere" che ciò che non riescono a misurare a quel livello in realtà possa non esistere.
Molti però considerano semplicemente il fatto che in quell'ambito, anche un qualsiasi elemento è fatto di ciò che si sta misurando e quindi si influenza reciprocamente, creando un'indeterminazione con approssimazione di probabilità.
E' sicuramente una branca interessante della fisica. Ma con la tecnologia attuale è ancora troppo sottoposta a congetture indiziarie piuttosto che a prove scientifiche.
C'è un cortometraggio divertente in quest'ambito che si chiama "what the bleep do we know?"
Ve lo propongo.
Alcuni links:
http://www.whatthebleep.com/whatthebleep/
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/ ... e-know.php
http://www.scienzaeconoscenza.it/vetrina.php?id=9675
http://www.noetic.org/research/files/Bl ... _Guide.pdf
http://knowledgecenter.com/bleep/
http://video.google.com/videosearch?q=w ... do+we+know