Le rivelazioni di Edward Snowden, il tecnico ex dipendente CIA (Central Intelligence Agency) ancora scuotono il mondo per la gravità delle azioni congiunte di Stati Uniti ed Inghilterra volte ad intercettare ed analizzare lo scambio di informazioni fra cittadini comuni e non solo. Penne rinomate ed anche meno, tentano di far luce sull'intricata vicenda, commenti autorevoli e non, spiegano l'accaduto ed il parere degli esperti in relazione alla sicurezza dei dati rimbalzati in ogni angolo della rete.
Ritengo sia stato detto tutto, forse di più, quindi non intendo affrontare la vicenda sottoponendola ad un'analisi come tante ho potuto vedere in rete: una mistione di contenuti tecnici allegramente abbinati a rigurgiti di moralismo che ben si accostano a vicende del genere. Si sono cimentati nell'agone anime belle alquanto indignate, cavalcando l'onda dell'irritazione popolare che imperiosa leva da ogni pulpito (buona parte col mondo dell'informatica hanno poco da spartire), pronti a far scempio delle proprie vesti in preda a reiterati sobbalzi di biasimo.
Pare caschino tutti dalle nuvole, eppure è risaputo che il vezzo ad origliare dal buco della serratura non è retaggio esclusivo di americani ed inglesi, da tempo immemore!
In tanti, di corta memoria, non rammentano che anni addietro, in Europa, esisteva un muro a simboleggiare i contrasti tra potenze che, senza scrupolo alcuno, utilizzarono gli stessi mezzi considerati così indecenti e scandalosi in un mondo globalizzato. Di cosa ci si inorridisca, personalmente, non mi è dato capire. A soffiare sul fuoco dei rancori mai assopiti nei confronti della superpotenza a stelle e strisce giungono, in squillar di tromba, i sostenitori del buon Snowden che vedono, nelle gesta dell'eroe, una riedizione del Don Chisciotte in salsa cibernetica.
Se potessimo quantificare nitore ideologico e rettitudine morale di un paladino contemporaneo, nel caso specifico, dovremmo iniziare dal conto in banca e poi spulciare i taciuti retroscena che, improvvisamente hanno costretto Snowden a contorsioni dolorose, preludio al pentimento prima ed alla rocambolesca fuga poi, sicuramente non a mani vuote!
La vicenda in analisi, a mio modesto avviso, sancisce la nascita del Super Hacker, un'entità non più incarnata in un singolo o più individui, ma strutturata all'interno di un organo multiforme, invisibile, che si avvale di complicità e tecnologie potentissime, risorse umane altamente qualificate e dispone di mezzi economici praticamente illimitati. Tale entità assume le sembianze di quegli stati che agiscono come si è verificato nel caso Prism e tanti altri che lo hanno preceduto e di cui si è venuti a conoscenza.
Il Super Hacker stravolge totalmente le analisi tecniche e sociologiche che hanno si qui caratterizzato un comune birbone tecnologico osservato individualmente oppure in gruppo. È necessario formulare ipotesi ex novo, approfondire studi del fenomeno che possano restituire, a tutto tondo, un veritiero rapporto sulla nuova entità, tenendo conto di quanto segue:
Non solo il Super Hacker, ma anche il supporto alla nuova entità dovrà essere sottoposto a meticolose analisi alfine di capire se quanto è stato affermato sino ad oggi in materia sicurezza non abbia a riqualificarsi in un ottica ben differente: chi dovrebbe garantire l'inviolabilità di determinati sistemi crittografici risulta esserne contemporaneamente l'attaccante. Si avverte inoltre la necessità di rielaborare i concetti giuridici che, nei vari stati, sovrintendono la materia: il super hacker infatti non può essere indagato legalmente poiché egli stesso è tutore della legge!
Gli avvenimenti citati pongono gli addetti ai lavori al cospetto di uno scenario tecnologico totalmente nuovo e per quanto riguarda la sicurezza delle informazioni, consegnano moltitudini di individui alle intemperanze del Super Hacker. Il monito e le previsioni contenuti in alcuni vecchi trattati a torto considerati fantascienza, sono oggi divenuti terrificante realtà. Dobbiamo prenderne atto!
Mariano Ortu vi saluta dalla terra dei nuraghi!
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