Ennesima conferma di quello che è ormai da tempo un dato di fatto: il file sharing porta con se istanze tecnologiche e sociali concrete, condivise dagli utenti e che nulla hanno a che fare con la pirateria o l'infrazione delle vetuste norme che regolano i diritti d'autore sulle opere d'ingegno.
Le possibilità offerte dai nuovi sviluppi tecnologici sono talmente evidenti che la lotta contro i mulini a vento di RIAA, MPAA e sodali a mezzo cause legali, minacce ai produttori o assurdi malware spacciati per restrizioni DRM (si veda il caso clamoroso del rootkit di Sony, che ancora infiamma il dibattito dentro e fuori la rete) non può portare che ad una conclusione: l'intera industria di settore necessita di ripensare se stessa, se vuole davvero sopravvivere a quella autentica rivoluzione dal basso che è, in buona sostanza, il P2P.
Altrimenti, davvero non si spiegherebbe come, per l'ennesima volta, uno studio della compagnia BigChampagne certifica un aumento dei livelli di scambio sui circuiti di file sharing a Novembre, sia su una base mese-mese che anno su anno. Secondo i dati raccolti da BigChampagne, la media degli utenti condivisori contemporaneamente presenti on-line ha raggiunto i 6.86 milioni negli Stati Uniti e i 9.47 milioni globalmente. Ciò rappresenta un incremento, sempre negli States, del 4.78% rispetto a Ottobre 2005, ed un 20.6% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In totale, i dati raccolti registrano un aumento mensile del 3.14% ed un 21.3% in più su base annuale.
Da notare come gli studi di BigChampagne si focalizzino sul tracking degli utenti in linea simultaneamente, piuttosto che sul numero totale dei file presenti sui vari network, per evitare di incorrere in analisi falsate da file fasulli o incompleti.
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