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Peer-to-Peer, privacy sotto attacco in Europa

a cura di The King of GnG
24/07/2005 - news
Archivio - L'industria dello spettacolo all'assalto dei diritti digitali dei cittadini europei...

Di recente è già successo in Francia, con SIAE d'Oltralpe che vuol schedare e monitorare gli utenti delle reti del file sharing; e in Germania, dove si è arrivati addirittura alla censura preventiva del libero accesso dei contenuti Rete. Questa volta abbiamo l'occasione di annotare due nuovi casi di prevaricazione e violazione della privacy, e del diritto dei net-citizen europei di utilizzare le nuove tecnologie senza avere l'angoscia di essere schedati e tacciati come criminali per il download di un maledetto MP3.

01_-_A_Peers_Net.jpgIl primo caso viene dall'Olanda: BREIN, SIAE olandese, si è vista negare la possibilità di avere accesso ai dati sensibili di 42 utenti di reti di scambio dal saggio verdetto di un tribunale. L'associazione aveva fatto richiesta agli Internet Service Provider di fornire i dati necessari per identificare gli utenti che si nascondevano dietro indirizzi IP definiti "sospetti".

Tali identificativi erano stati raccolti nel corso di un'azione repressiva contro alcuni siti del Peer-to-Peer, ma i giudici hanno stabilito che, secondo le normative nazionali in difesa della privacy, la richiesta Brein ai Provider non poteva essere accettata.

E non si sono fermati a questo: secondo la sentenza, gli IP degli utenti sono stati raccolti seguendo metodologie di tracking illegali.

L'americana SafeNet, per conto Brein, accedeva alla rete eDonkey e penetrava nelle cartelle dei file condivisi degli utenti: questa è una pesante violazione della privacy, ha stabilito la corte olandese. Tuttavia, visto che errare è umano ma perseverare è compito degli avvocati pagati a peso d'oro, Brein affila già le armi per le prossime e ancora più aggressive strategie di attacco al Peer-to-Peer e al suo popolo.

Arriva dall'Irlanda la seconda notizia, di segno uguale e contrario alla sentenza sulla tracotanza Brein.

02_-_Irma_logo.gifLa Irish Recorded Music Association (IRMA), equivalente RIAA Americana e SIAE italiana, ha visto accolta la sua richiesta di avere accesso alle informazioni riservate di 17 persone "beccate" a condividere illegalmente musica on-line. In questo caso, L'Alta Corte di Dublino ha obbligato i Provider a rivelare i dati dei propri clienti, e in conseguenza di ciò l'associazione sta contattando gli user per dar loro la possibilità di scegliere tra il patteggiamento amichevole o il processo.

Perseguendo la stessa politica Gemella di (Mal-) affari RIAA, Irma piange lacrime di coccodrillo snocciolando un po' di dati falsati sulle presunte perdite dell'industria di settore nel paese, e non si sogna minimamente di considerare i prezzi esorbitanti dei dischi, e il sempre più utilizzato e-commerce che permette di acquistare in paesi stranieri, dove i suddetti album sono disponibili a prezzi di molto inferiori. Irma, che come le altre accozzaglie di produttori nazionali ed internazionali si autoproclama paladina dell'arte e della difesa dei diritti degli artisti, racconta la sola parte di verità funzionale alla sua ideologia di persecuzione, lasciando fuori tutto il resto. Tipico comportamento di chi ha torto e vuol seppellire sotto montagne di denaro e menzogne le semplici questioni alla base della P2P War.

Segnali contrastanti dunque, nel Continente Europeo, in materia di difesa del cittadino dalla preponderanza del denaro e della volontà di controllo da parte dei soliti noti. Una vittoria del garantismo fa il verso ad un nuovo caso di assalto riuscito alla privacy e ai diritti digitali dei cittadini, segno evidente della confusione che ancora regna sovrana nel settore. Unica speranza rimasta, una possibile armonizzazione delle legislazioni nazionali in sede Comunitaria, rispettosa dei suddetti diritti e del libero accesso alle nuove tecnologie di fruizione digitale dei contenuti.

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