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GGF è fuori dalla borsa: come pagherà The Pirate Bay?

a cura di Zane
14/09/2009 - news
Filesharing Peer-to-peer - Il titolo di Global Gaming Factory X è stato estromesso dalle contrattazioni, mentre al CEO vengono pignorati auto, moto e barca. Ciò nonostante, le dichiarazioni sono spavalde: "L'acquisto si farà comunque".

Che l'acquisizione di The Pirate Bay da parte di Global Gaming Factory X fosse tutt'altro che cosa fatta era ormai chiaro da tempo.

Il modello di business presentato dal CEO Hans Pandeya è parso ben poco attuabile fin dall'inizio, e, già sul finire di luglio, sono arrivate le prime, adirate defezioni da parte di collaboratori stretti.

Ad impedire la conclusione della vicenda non sono le contrattazioni con i venditori o le questioni organizzative. Si tratta semplicemente di un problema di soldi: GGF non possiede i 5 milioni e mezzo di dollari necessari a perfezionare la transazione, ed è attualmente alla disperata ricerca di investitori intenzionati a iniettare capitale (e, con esso, una discreta dose di fiducia) nel progetto che, partendo dalla legalizzazione di The Pirate Bay, dovrebbe estendersi fino ad includere quanti più portali dedicati a BitTorrent che il denaro a disposizione riesca a comprare.

Sul finire di agosto, la posizione del gruppo si è aggravata ulteriormente: contestualmente al dietrofront di molti investitori, il titolo di GGF è stato sospeso dalle contrattazioni in borsa, contribuendo a rafforzare l'immagine di una società in una situazione difficile.

Le ultimissime notizie sono anche più gravi. In prima battuta, il fisco svedese ha confiscato alcune proprietà personali di Pandeya, giudicato insolvente di incombenze tributarie per oltre 800 mila dollari: in un primo momento sono state pignorate auto e motocicletta...

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... per poi proseguire con una imbarcazione di lusso

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Ma le novità più preoccupanti arrivano dal fronte corporate: Global Gaming Factory X è stata estromessa dalla borsa a seguito di una scarsa trasparenza e ripetute violazioni del regolamento che soprassiede le contrattazione.

Ricordando che, secondo i piani iniziali, la cessione di quote dell'azienda stessa rappresenta un'importante fetta della cifra necessaria a coprire le spese, si desume che una fonte di denaro significativa potrebbe essere sparita.

Tuttavia, le dichiarazioni continuano ad essere spavalde: "GGF è stata in grado di coprire l'intera cifra in denaro" afferma il numero uno dell'azienda, precisando che, in caso di ulteriori imprevisti, provvederà ad iniettare in prima persona il capitale mancate mediante denaro e quote azionarie. "La transazione è garantita, non può essere fermata", ha quindi aggiunto.

Sia come sia, le affermazioni non sembrano particolarmente convincenti. Allo stesso tempo, è difficile prevedere cosa potrebbe succedere nell'eventualità (estremamente probabile, nella circostanza attuale) che tutta l'operazione scoppi come una bolla di sapone. Peter Sunde, portavoce della Baia, aveva spiegato molto chiaramente che sia lui, sia i suoi colleghi sono sfiniti dalle pressioni continue sul fronte legale e, senza la partecipazione di una corporation esterna, il progetto torrentistico più famoso della Rete sarebbe potuto giungere al termine.

Sembrerebbe quindi che, sia con, sia senza GGF, The Pirate Bay sia destinato a chiudere: sebbene sia presto per dirlo, molti appassionati si stanno già organizzando per tale eventualità, offrendo tracker alternativi o vere e proprie "fotocopie" complete del sito.

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