Il P2P non è visto come una minaccia dalla maggior parte degli artisti. Internet in generale è considerato un potente mezzo per migliorare il proprio prodotto ed i propri introiti.
Questo quanto emerge dallo studio-bomba del gruppo Pew Internet & American Life Project: la rilevazione compiuta su 2.755 artisti (tanto superstar quanto cantanti ad inizio carriera) mostra che la quasi totalità dei creativi utilizza Internet per creare, pubblicizzare e vendere i propri prodotti.
Anche i toni riguardo al "filesharing selvaggio" sono molto più pacati rispetto a quelli sbandierati dalle major del settore: sebbene la maggior parte dei musicisti ritenga che la violazione di copyright perseguita via Peer-to-Peer debba essere considerata illegale, gli artisti non vedono in questa abitudine un pericolo concreto per il proprio mercato, e sembrano ben disposti a tollerare la cosa.
In generale, l'impressione di tutti è che la rete abbia portato loro più guadagno che non perdite causate dallo scambio di materiale protetto.
Se la copia privata viene tollerata, le posizioni contro la pirateria vera (ovvero chi rivende opere tutelate senza detenerne i diritti) sono ben distinte: se per un 48% l'attività deve essere considerata illegale, un 46% non vede in questo abuso un danno tale da essere considerato al di fuori della legalità.
Percentuali simili anche sul delicato punta della copia non-privata ma senza fine di lucro: alla domanda "considerate illegale masterizzare un CD per un amico?" il 47% ha risposto di essere favorevole ad una legislazione più morbida, che consenta questa attività, mentre il 41% la ritiene attività criminosa.
Il lungo studio di Pew (in inglese) è disponibile qui in formato PDF.
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