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Il Peer-to-Peer ha salvato Fiona Apple?

a cura di The King of GnG
21/09/2006 - articolo
Tecnologia & Attualità - Ad un anno di distanza dalla pubblicazione del suo terzo, tormentato album, ripercorriamo la strana storia che si cela dietro le vicende discografiche recenti di questa straordinaria artista d'oltreoceano. Una storia fatta di talento ribelle, burocrati musicali e, naturalmente, file sharing...

01_-_Fiona_Apple.jpgCon la celerità che mi contraddistingue, finalmente mi sono deciso a re-infilare nel lettore, dopo quasi un anno dall'acquisto, il CD contenente il terzo album della "sullen girl" newyorkese, quello Extraordinary Machine salito alla ribalta delle cronache del 2005 per la sua combattuta gestazione artistica e discografica. Dopo aver ascoltato ancora l'album, e averlo confrontato con il bootleg che da tempo avevo fatto "mio" nella memoria come il vero, autentico Extraordinary Machine che doveva essere dato alle pubblicazioni, ho deciso con rinnovato vigore di riprendere in mano un articolo che probabilmente non avrei mai più portato a compimento...

Chi scrive, non è certo un mistero, è un appassionato sostenitore del Peer-to-Peer e della forza rivoluzionaria che questo fenomeno porta con sé. La capacità del file sharing di scardinare gli equilibri di potere preesistenti, il rinnovamento e l'innovazione dei tradizionali modelli di distribuzione dei contenuti in formato digitale (cinema, musica o letteratura che siano), sono tutte cose di cui abbiamo parlato e parleremo ancora in futuro.

Comunemente, il digital sharing (la condivisione, cioè, di materiale sotto forma di bit che viaggiano veloci sulle backbone di Internet e sulle oramai abituali ADSL casalinghe) è additato dalle associazioni di categoria e dai grossi nomi dell'industria dell'intrattenimento come la peste del nuovo millennio, attività di pirateria generalizzata che sta uccidendo quella stessa industria che essi, coraggiosi cavalieri moderni partiti alle sante crociate del P2P a cavallo del sacro simbolo del copyright, intendono difendere dagli strali dei downloader selvaggi di MP3 e DivX. Funzionari come i dipendenti di RIAA (Recording Industry Association of America), MPAA (Motion Picture Association of America) e omologhi di altre nazioni (come la nostra "cara" SIAE) hanno adottato la "linea dura" contro il file sharing, perseguendo legalmente decine di migliaia di utenti in America e nel mondo, tracciando gli indirizzi IP dei peer (attività dalla dubbia legalità), minacciando gli sviluppatori di software, agendo direttamente o attraverso enormi pressioni politiche ed economiche per imporre la propria visione delle cose.

Tra le tante motivazioni portate a giustificazione di questa vera e propria campagna persecutoria dai toni ideologici, che è arrivata ad un livello di livore tale da poter essere paragonata al maccartismo del primo dopoguerra americano, vi è la necessità, giustissima e sacrosanta anche per il sottoscritto, di salvaguardare gli interessi degli artisti sotto contratto delle etichette discografiche, garantendo loro il giusto compenso per la propria arte e la propria capacità di produrre intrattenimento e bellezza. La creatività, sostengono RIAA e sodali, va pagata per quello che vale, e senza i ricavi economici provenienti dalla vendita dei dischi e dalla concessione in licenza dei diritti di copyright sulle opere si danneggia il mercato, le etichette e infine gli artisti stessi.

Scaricare MP3 a scrocco uccide la musica, quindi. Procurarsi attraverso il digital sharing intere discografie, peggio ancora se di artisti poco noti, non fa altro che sottrarre risorse ai produttori, risorse che potrebbero essere sfruttate per finanziare un mercato musicale variegato e plurale, per promuovere la crescita e l'immagine degli emergenti e dei nomi sconosciuti al grande pubblico. In definitiva, piratare musica sulle reti di condivisione non solo uccide la musica stessa, ma azzoppa il futuro culturale delle nazioni e toglie la pagnotta da bocca ai bravi musicisti dalle sorti sempre più incerte.

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Fin qui la propaganda. Da questo momento in poi, l'articolo cercherà di spiegare come in realtà l'industria abbia confezionato un gran bel mucchio di frottole, abbia a cuore solo gli interessi di un estabilishment (finanziario, manageriale, burocratico, ...) dedito al commercio di beni e non certo alla diffusione della cultura della musica e non si curi affatto degli artisti bravi, magari bravissimi, ma sconosciuti. Il caso eclatante di una giovane artista bistrattata offre un'occasione davvero d'oro (sarebbe un peccato lasciarsela scappare) per dimostrare tutta la cattiva fede dei nuovi padroni del vapore digitale.

Fiona Apple

Fiona Apple è un personaggio complesso da giudicare. Pianista prodigio dal talento precoce, comincia a prendere lezioni di piano a otto anni, abbandonando dopo soli due anni per continuare lo sviluppo delle sue doti in maniera intuitiva. A soli undici anni risale la stesura della sua prima canzone, mentre dell'anno successivo, il 1989, è l'episodio della violenza sessuale che ne segnerà la giovinezza e l'età adulta. Cantautrice dalla voce sensuale e dalle liriche umbratili, esordisce sul mercato musicale giovanissima, a soli 18 anni e quasi per caso: un'amica fa ascoltare un suo nastro alla produttrice Kathryn Schenker (che ha lavorato con personaggi del calibro di Sting e degli Smashing Pumpkins), presso la quale faceva la babysitter. Schnenker, impressionata dalle performance di cui è capace Fiona, le procura un contratto con la Sony.

Gli inizi della carriera

03_-_Tidal.jpgCosì, nel 1996, esce il suo primo album, Tidal. Apple si segnala subito per le sue doti innate di cantautrice, e il lavoro ottiene un immediato successo di pubblico e di critica. I 10 brani di cui è composto spaziano dalle ritmate ed energetiche "Sleep to Dream", "Shadowboxer" o l'hit "Criminal" a brani più intimisti e delicati come "Sullen Girl", "Slow like Honey" e "Pale September". Accompagnandosi sempre col pianoforte, l'artista dimostra di saper spaziare tra generi diversi, realizzando canzoni che sono un misto di soul, blues, jazz e pop abilmente armonizzati e tenuti assieme dalla sua voce eterea. Il disco vende, in America, tre milioni di copie, con la susseguente certificazione da parte di RIAA come triplo disco di platino nel 1999.

Artisticamente parlando, il debutto della "sullen girl" non poteva essere migliore. Ma sin da subito Fiona Apple dimostra di avere un atteggiamento contrastante nei confronti del business musicale, altalenando infuocate dichiarazioni critiche ("Questo ambiente fa schifo, e voi non dovreste modellare la vostra vita su cosa credete noi possiamo pensare sia cool, su cosa indossiamo e su cosa diciamo", ebbe a dichiarare durante la cerimonia di consegna dell'MTV Video Music Award nel 1997 come "Miglior Artista Emergente") a comportamenti diametralmente opposti (presentandosi ad un concerto con indosso solo le mutandine).

Fiona sembra voler andare controcorrente, per non dover sottostare supinamente alle ferree regole dello star system americano, ma nel contempo si lascia tentare dalle lusinghe della fama. Una sua dichiarazione del 1997 recita così: "Non mi sento apprezzata come artista, ma come un buon prodotto della mia etichetta che ha creato l'illusione che io fossi bella, ricca e con una vita perfetta".

04_-_When_the_Pawn.jpgNel 1999 viene pubblicato il secondo album Apple, When the Pawn. Il titolo dato all'album è la versione ridotta di quello scelto dalla cantautrice, lungo ben 90 parole: come lei stessa spiegherà poi, è una poesia pensata per non diventare una canzone, scritta dopo aver letto una recensione negativa di Tidal. Il nuovo disco, pur mantenendo una sua personalità, si rivela inferiore alle aspettative, con contenuti musicali meno ricchi e ricerca quasi ossessiva del ritmo. Gli arrangiamenti, per quanto meno brillanti e affascinanti, fanno comunque il loro dovere nell'accompagnare la voce ammaliante di Fiona Apple, sempre sospesa a mezz'aria ma piena di grinta e passionalità.

Tra gli episodi da ricordare, la orecchiabile "To your Love", "A Mistake" (con liriche che sono l'ennesima dimostrazione di quanto Fiona preferisca seguire una sua personalissima strada, nella musica come nella vita) e "Fast as you can", che rievoca l'episodio dello stupro subito dall'artista dieci anni prima.

La critica americana accoglie il lavoro con pareri contrastanti: se il New York Times e Rolling Stones lo giudicano in maniera positiva, la rivista Spin cita il lunghissimo titolo al posto della recensione, concludendo in calce con uno sprezzante "Ops. Adesso non più abbiamo spazio per una recensione. Una stella". Sia come sia, il disco vende il suo, arrivando alla certificazione di disco di platino (1 milione di copie vendute) in territorio statunitense. Nonostante tutto, Fiona Apple dimostra ancora una volta di essere una protagonista autentica della scena della musica di qualità americana.

L'ostracismo di Sony e le bugie del business

Arriviamo infine al motivo del contendere, il disco che ha fatto sorgere sulla testa del sottoscritto un punto di domanda grande quanto una casa, oltre al totale disappunto per come, ancora una volta, le etichette musicali si siano dimostrate per quello che sono realmente: delle macchinette mangiasoldi e assolutamente nient'altro. Prima i fatti: il terzo album di Fiona Apple, Extraordinary Machine, viene sottoposto per la valutazione ai dirigenti di Sony nel 2003. La produzione iniziale è in mano a Jon Brion, amico Apple che già la aveva accompagnata curando gran parte degli arrangiamenti del fulminante esordio e producendo When the Pawn. In tutta risposta, gli high executive della multinazionale si dichiarano "non soddisfatti" del prodotto finito, è chiudono il disco in un cassetto.

05_-_Fiona_Apple_cartoon.jpgIn quel cassetto rimarrà a prendere polvere per ben due anni. Nel frattempo, non si sa di preciso a opera di chi, i brani vengono fatti circolare in rete in formato MP3. Il sito che per primo ospita i download viene naturalmente buttato giù quasi subito, ma l'inarrivabile capacità di propagazione di qualunque cosa arrivi su Internet rende impossibile la riparazione del danno: grazie al Peer-to-Peer, l'album viene scaricato da milioni di persone in tutto il mondo, acquista popolarità e viene fatto passare nelle radio americane ed internazionali. Sfruttando la rete, i fan danno vita ad un'iniziativa di supporto al lavoro dell'artista, premendo, al grido di "Free Fiona", affinché Epic/Sony-BMG pubblichi l'album.

Assistiamo così alla nascita di un fenomeno del tutto inedito nel panorama musicale: il bootleg dell'era della telematica e della società dell'informazione di massa, fuoriuscito dalle rigide gabbie del business musicale, circolato per il globo in maniera del tutto orizzontale grazie ai milioni di utenti del file sharing che lo hanno messo in condivisione gratuitamente. Per mezzo del Peer-to-Peer, la musica di un'artista invisa ai burocrati dell'industria dell'intrattenimento è stata liberata, e ha potuto percorrere la propria strada nel cuore dei fan che, sempre più numerosi, hanno richiesto la pubblicazione ufficiale dell'album. Non solo, quindi, la rivoluzionaria filosofia/tecnologia della condivisione e della libera distribuzione dei contenuti digitali ha permesso la presa di coscienza rispetto a qualcosa che affaristi incapaci di valutare artisticamente alcunché avevano deciso di seppellire nella polvere dell'indifferenza, ma ha contribuito a generare un movimento spontaneo che a gran voce chiedeva a quella stessa industria sprezzante la vidimazione del lavoro d'ingegno come prodotto degno di guadagnarsi il giusto spazio sul mercato.

Extraordinary Machine

Gli sforzi degli appassionati della musica tutta ombre e ballate malinconiche di Fiona Apple, alla fine, non si sono rivelati vani: nell'Agosto del 2005 la Epic (l'etichetta musicale Apple, sussidiaria del colosso Sony/BMG) annuncia la data di commercializzazione di Extraordinary Machine per l'Ottobre successivo. Le cronache dicono che la produzione del disco viene completata da Mike Elizondo, che lavora nel campo dell'hip-hop ed è già responsabile della parte ritmica (predominante) di When the Pawn, e dallo sperimentatore elettronico Brian Kehew. Spin, la rivista che aveva bocciato il suddetto secondo album, riporta che in realtà Apple stessa non era soddisfatta del risultato finale, e da qui la decisione di rifare tutto daccapo presa dalla cantautrice e non dalla label. Sia come sia, il risultato finale del lavoro di rifacimento include i brani di testa ("Extraordinary Machine") e di coda ("Waltz") rimasti intatti dalla produzione di Jon Brion, nove tracce ri-arrangiate da Elizondo e una canzone del tutto inedita rispetto al bootleg disponibile sul Peer-to-Peer.

06_-_Fiona_with_Coldplay.jpgSuccessivamente alla pubblicazione dell'album, il giallo musicale si complica: nuove rivelazioni indicano come in realtà fosse davvero Sony ad essere insoddisfatta con il lavoro Apple e di Brion, non trovando potenziali singoli e giudicandolo "difficile da vendere". Un prodotto non adatto ai gusti anestetizzati del grande pubblico insomma, evidentemente così abituato, nella mente dei businessman Corporation, a deglutire la buona pappa pronta e omogeneizzata così predominante nel mercato musicale da essi voluto e controllato. Dopo un lungo periodo di attesa, Apple fece un tentativo di rifacimento assieme all'amico Brian Kehew (a sua volta amico e compagno di stanza di Jon Brion), con Mike Elizondo richiamato dalla cantante per completare la produzione delle tracce che i due avevano cominciato assieme a Brion.

Le voci che davano in rotta Fiona Appe e Brion vengono smentite dalla collaborazione dei due durante una performance live al club Largo, a Los Angeles (alcuni video tratti dalla session sono disponibili sulla special edition di Extraordinary Machine, versione di cui chi scrive è possessore). Brion stesso giudicherà negativamente il bootleg accreditatogli: "È sbagliato", avrà a dire, "non mi piacciono queste versioni dei brani. Sono cose che non riflettono quanto abbiamo registrato, per la gran parte". MTV News ha riportato che potrebbe esserci un re-join Apple e di Brion per completare le sessioni di registrazione originali di Extraordinary Machine (quelle scartate Sony), da pubblicare in un nuovo album, con la cantautrice che si è dichiarata entusiasta riguardo la possibilità di poter comparare le due versioni.

La versione commerciale del nuovo album, ad ogni modo, viene certificata disco d'oro (500.000 copie vendute) sul mercato americano, e riceve critiche generalmente benevole sulla stampa specializzata. Tuttavia, chi ha avuto la possibilità di ascoltare il bootleg (dentro e fuori l'ambiente), ha giudicato in maniera prevalentemente negativa il disco prodotto Epic/Sony.

Tra questi si colloca anche l'autore di questo articolo, profondamente insoddisfatto della riedizione, per come è stato sostanzialmente rovinato un disco che poteva essere decisamente superiore. Fatte salve le già citate Extraordinary Machine e Waltz, rimaste inalterate rispetto al bootleg, e alla bella e grintosa new entry Parting Gift, tutta voce e piano, il confronto semplicemente non regge. Per corroborare quanto vado a scrivere, allego all'articolo alcuni estratti: di ogni brano è presente in archivio un MP3 tratto dalla versione "ufficiale" (curata da Mike Elizondo) e uno proveniente da quella circolata sul Peer-to-Peer (accreditata a Jon Brion).

07_-_Extraordinary_Machine.jpgSe la splendida ballata "Ò Sailor" (estratti inclusi in archivio) non ne esce poi troppo male, ancorché la versione di Elizondo abbia un ritmo più marcato che la rende meno malinconica e ammaliante, "Better version of me", auto-invocazione ad essere una persona migliore suona appiattita e depotenziata, poco incisiva senza quel coro di archi e tamburi presenti nel bootleg. In rete è circolata un'ulteriore versione della canzone, caratterizzata da un accompagnamento di percussioni ancora più ossessivo e dal piano di Fiona che fa da tappeto sonoro costante alla sua voce. Il brano "Used to love Him", che ufficialmente diventa "Tymps (the sick in the head song) ", abbandona un incredibile putiferio di campane percussioni e tamburi per diventare una cantilena pop che sa di molto poco. Il pezzo "Window", che è stato definito un "omaggio al blues alticcio di Tom Waits", mostra anch'esso una pulizia di accompagnamenti tale da suonare assolutamente...insapore. E così è per il resto dei brani, con un picco negativo raggiunto con "Not about love" (estratti in archivio), con cui Elizondo trasforma un brano duro e aspro con il solito accompagnamento di pianoforte e archi imperanti in... niente. E con Red, Red, Red (brano ispirato da un libro sulle illusioni ottiche, anch'esso in archivio con entrambe le versioni), divenuto floscio e irriconoscibile.

Conclusioni

08_-_Fiona_in_garden.jpgDopo aver speso una quantità adeguata di caratteri per cercare io stesso di capire la verità, e risolvere così il gran punto interrogativo che da tempo mi porto sulla testa, è giunto il momento di porsi ancora la domanda iniziale: il peer-to-peer ha salvato Fiona Apple? Di certo il nuovo modo di condividere i contenuti in rete ha rivestito un ruolo centrale nella vicenda, dimostrando agli scettici e a chi è in mala fede che file sharing non equivale necessariamente a pirateria informatica. Grazie a reti come eDonkey2000, BitTorrent e DirectConnect le etichette musicali hanno mostrato la loro vera faccia: nel disperato tentativo di affossare con la forza la rivoluzione del P2P, hanno dimostrato di essere interessate ad una sola cosa, vivere di rendita grazie alla perpetrazione di un modello di business che nei fatti sta lentamente (ma inesorabilmente) passando alla storia. Fiona Apple era una giovane artista dagli esordi folgoranti, e fosse stato per Sony il suo futuro musicale sarebbe bello che morto nel 2003. Quella che loro definiscono pirateria generalizzata, in questo caso, ha contribuito in maniera attiva, attraverso la diffusione capillare delle informazioni e dei brani musicali che si volevano chiusi in un cassetto perché "difficili da vendere", a garantire Apple un nuovo futuro.

Rimane il giallo sulla paternità di quel bootleg così aspro e pieno d'odio, con Brion che lo ha disconosciuto ma che è obiettivamente superiore al "prodotto finale" pubblicato Epic. E Fiona Apple? Ha davvero venduto l'anima al diavolo-Sony per poter continuare, in qualche modo, a camminare per la propria strada, o si è definitivamente trasformata in un buon prodotto, come lei stessa in passato ha detto di temere? Extraordinary Machine, non fosse per la versione trapelata in rete, è un disco che contiene momenti di buona musica, e la voce ombrosa è sempre quella. Ma l'aver sacrificato gli spettri musicali presenti in origine, forse in segno di pacificazione con l'etichetta, potrebbe essere costato troppo caro alla "sullen girl" americana. Per ora il manico del coltello ritorna saldamente in mano all'ambiente che fa "schifo": il peer-to-peer ha salvato se stesso, dimostrando di essere molto più di quello che i soliti noti vanno oggi dicendo, l'industria ha riaffermato il suo ruolo di motore economico imprescindibile e ancora centrale nonostante la rete... e Fiona Apple ha ricevuto in dono un futuro dai downloader di MP3. Se poi questo futuro sia ancora in mano sua o meno, è qualcosa che Apple stessa ci dirà con la sua musica. Rimane la delusione, cocente, per l'occasione mancata di un album che poteva essere "straordinario", e invece si è salvato in corner.

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