Chi pensava che l'ultima sentenza Corte di Giustizia Europea avrebbe segnato la conclusione del lunghissimo processo condotto Commissione Europea nei confronti di Microsoft dovrà ricredersi.
A pochi mesi dalla fine delle ostilità si apre infatti un nuovo fronte di battaglia. Se l'oggetto del contendere fino ad ora è stata l'integrazione di Windows Media Player all'interno del sistema operativo, in questa seconda fase l'UE si scaglia contro la presenza del navigatore web Internet Explorer all'interno della configurazione base di Windows, fatto che, secondo Commissione, potrebbe determinare una ulteriore violazione alle norme antitrust.
Non è la prima volta che Microsoft si trova a dover difendere l'integrazione fra il sistema operativo e il proprio browser: proprio questo fu il punto cruciale del celeberrimo processo condotto contro il gigante del software negli Stati Uniti sul finire del secolo scorso.
Commissione invero non ha ancora mosso alcuna accusa specifica, ma ha semplicemente comunicato l'inizio di una indagine formale sull'argomento: se si intraprendesse nuovamente la via legale (come avverrà con tutta probabilità nel prossimo futuro), Microsoft potrebbe sicuramente sfruttare l'esperienza acquista sul territorio americano per difendere ancora una volta le proprie politiche commerciali. Il risultato sarebbe però tutt'altro che scontato: le autorità europee hanno già dimostrato con la sentenza precedente di essere nettamente meno accondiscendenti verso le politiche del gruppo rispetto alla controparte d'oltreoceano, lasciando la strada aperta per una nuovo finale a sorpresa.
Microsoft non dovrà però difendersi solamente sul fronte Internet Explorer. Commissione ha infatti annunciato l'avvio di indagini formali anche verso altre tecnologie di punta di Redmond quali Microsoft Office, il framework legato ai linguaggi di programmazione .NET e la pletora di servizi Internet integrati.
In questo caso i sospetti sono di aver volutamente nascosto ai concorrenti informazioni indispensabili per realizzare prodotti alternativi compatibili con quelli Microsoft, minando la libertà di scelta dei consumatori e con essa le possibilità di crescita della concorrenza. Resta ora da vedere se le indagini Commissione porteranno a prove concrete: se così fosse, assisteremo sicuramente a un "processo 2.0" per il big di Redmond.
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