Gli spammer, amebe monocellulari tradizionalmente a metà strada fra i topi di fogna e gli esseri umani, hanno purtroppo conquistato anche l'Italia: arrivano come un grido d'allarme gli ultimi dati rilasciati dal prestigioso Consiglio Nazionale delle Ricerche sulla circolazione delle e-mail di Viagra, slave vogliose e cetrioli magici nel network telematico dello stivale: su tutte le mail scambiate in rete nel corso del 2006 due missive su tre erano spam.
Anche in Italia viene dunque confermata la disastrosa situazione in cui versa la posta elettronica a livello internazionale. I dati, diffusi dal Registro del ccTLD .it (che si occupa dell'assegnazione dei nomi di dominio primari nazionali per conto dell'ICANN) facente capo al CNR, si basano sull'analisi statistica compiuta sui server di posta. Su un totale di 2.846.282 mail ricevute, solo 970mila sono risultate esenti dal morbo della pubblicità indesiderata.
Ben il 66% delle e-mail totali dell'anno scorso sono dunque classificabili come spam, secondo l'istituto. Il fenomeno dell'invio ossessivo-compulsivo di messaggi pubblicitari dei prodotti più improbabili, lo diciamo da tempo, è uno dei più remunerativi per i criminali informatici e gli script kiddie senza spina dorsale: non stupisce in tal senso il fatto che solo una minima percentuale di tutti i messaggi fosse veicolo anche di una qualche sorta di malware.
Un problema che causa grattacapi agli utenti, oberati di mail da cestinare, alle aziende, che ne risentono in produttività e per le spese aggiuntive necessarie per approntare le contromisure, e in ultima istanza per i server, che perdono migliaia di ore per analizzare e marcare come indesiderati i messaggi-mondezza.
Ed è un fenomeno che è purtroppo destinato a peggiorare: l'aumentato ricorso alle immagini, oltre che al testo all'interno delle mail, rende più difficoltoso il lavoro di scansione dei service provider e mangia ancora più banda di rete, che già adesso arriva agli 800 terabyte giornalieri.
Come difendersi? Usando, come sempre, prudenza: non spargere i propri indirizzi e-mail ai 4 venti, adoperare filtri specializzati sui client di posta utilizzati e servirsi di indirizzi e-mail monouso se proprio si ha la necessità di comunicare un nome di casella ad un soggetto untrusted.
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