Dopo aver subito lo smacco della riapertura della falla all'interno della propria tecnologia di protezione dei contenuti PlaysForSure (rif. FairUse4WM cancella le DRM, ancora una volta), il gigante di Redmond ha deciso di adire le vie legali per risolvere la questione una volta per tutte. Secondo Microsoft Viodentia, l'hacker responsabile della creazione del tool, non può aver riaperto la vulnerabilità all'interno della protezione in cosi poco tempo senza aver avuto in qualche modo accesso al codice sorgente della compagnia. L'accusa è quindi di furto del suddetto source code.
Il coder, la cui reale identità rimane tuttora un mistero, sostiene di aver creato da zero il programma, senza aver avuto accesso a nessuna "fonte segreta" di provenienza illegale, adoperando soltanto le funzioni disponibili nelle librerie statiche incluse nel compilatore che ha generato l'eseguibile e i file inclusi in diversi pacchetti di sviluppo SDK. Microsoft, comunque, si è già attivata per far sparire dal web le copie di FairUse4WM ancora in circolazione (che nel frattempo è stato aggiornato ancora una volta ed è facilmente reperibile sui circuiti di file sharing).
L'iniziativa legale della corporazione ha luogo in un periodo piuttosto delicato: è stato infatti da poco presentato alla stampa Zune, l'iPod killer in salsa Microsoft. Zune, assieme allo store di contenuti Zune Marketplace, introduce una nuova tecnologia di protezione, incompatibile con quella attualmente impiegata con il formato Windows Media (rif. Microsoft Zune incompatibile con i file protetti Windows Media). È quindi interesse della compagnia dare garanzie sull'affidabilità delle DRM impiegate nel nuovo player ai produttori interessati alla vendita di contenuti compatibili con il lettore.
Da qui la necessità di sostenere l'ipotesi del furto: sarebbe infatti un pessimo biglietto di presentazione per gli eventuali futuri partner commerciali avere in circolazione una tecnologia di protezione bucabile con facilità. Piuttosto interessante da notare, inoltre, è la velocità con cui Microsoft si è mossa per l'aggiornamento del codice di PlaysForSure: pochi giorni di lavoro per chiudere ogni falla successiva.
Considerando che per rattoppare i buchi nella sicurezza dei sistemi operativi XP e del browser più insicuro di sempre (Internet Explorer 6) passa di solito un mese, la cosa la dice lunga sulla volontà della compagnia di garantire in prevalenza gli interessi del proprio partner in affari preferito (l'industria dei contenuti) piuttosto che quelli di noi utenti.
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