Le protezioni dei contenuti digitali adottate con sempre maggiore frequenza dall'industria minacciano di rendere la memoria storica dell'umanità lacunosa o addirittura di cancellarla. La digitalizzazione dei materiali cartacei o audiovisivi acquista una rilevanza sempre maggiore, e lasciare che le restrizioni di utilizzo (imposte dai produttori attraverso l'uso di DRM sempre più stringenti) siano impiegate a totale piacimento di chi possiede il copyright potrebbe sul lungo periodo rivelarsi controproducente, o peggio disastroso.
A farsi carico di simili affermazioni è una delle più importanti istituzioni mondiali, quella British Library che si occupa di preservare a futura memoria le testimonianze culturali del presente e del passato del Regno Unito ma non solo. Per come sono impiegate nei fatti inoltre, le DRM costituiscono una violazione delle leggi sul diritto d'autore. Secondo Lynne Brindley, CEO Libreria, uno degli effetti più deleteri delle tecnologie di protezione è il fatto che non scadano: un file audio protetto da DRM sarà limitato nell'uso e nella copia oggi come tra 50 anni. Gli effetti delle protezioni non decadono come invece accade con il diritto d'autore sulle opere tradizionali, e per questo esse rappresentano delle palesi violazioni alle eccezioni previste dalle norme sul diritto d'autore.
I contenuti protetti non possono essere consultati a fini di ricerca (o almeno non senza industriarsi sui metodi per superare le protezioni) né essere conservati a futura memoria, perché le DRM vi rimarranno appiccicate in maniera inesorabile, rendendo vano ogni tentativo di catalogazione. La British Library, "in quanto editore, comprende le opportunità e le minacce rappresentate dalla digitalizzazione per l'industria dell'editoria, ma essendo una delle più importanti biblioteche del mondo è ugualmente attenta alla minaccia che una normativa sulla proprietà intellettuale fortemente restrittiva o non sufficientemente chiara pone alla creatività e all'innovazione", afferma Mr. Brindely, che parla della necessità di "trovare una via che garantisca la remunerazione degli autori ma anche che il bene pubblico sia preservato".
Le dichiarazioni dei responsabili della British Library si inseriscono nel contesto di una presa di posizione netta dell'istituzione nell'ambito delle DRM selvagge, che ha recentemente portato alla pubblicazione dell'IP Manifesto, documento sulle attuali problematiche della proprietà intellettuale presentato recentemente alla convention del Labour (il centro-sinistra inglese, insomma).
I punti chiave del manifesto (alla cui attenta consultazione invitiamo i nostri lettori) sono definiti in maniera precisa e circostanziata, e includono la necessità di armonizzare i limiti dell'impiego delle DRM con le regolamentazioni giuridiche già impiegate per i contenuti non-digitali, la necessità di garantire, sempre e comunque, il diritto di fare copie di materiale protetto dal diritto d'autore ai fini di conservazione delle più importanti biblioteche del mondo e la necessità che la durata delle protezioni al diritto d'autore sulle registrazioni audio sia rapportata ad una prova sostanziale dei suoi benefici e agli interessi generali dell'intera società.
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