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Disco, rete, disconnesso, LAN, scollegato, disco di rete, network disk

50 Terabyte di dati in soli 12 cm di disco!

a cura di The King of GnG
26/07/2006 - news
Archivio - La ricerca scientifica avanzata genera meraviglie: una proteina venuta dal passato potrebbe contenere la chiave per la realizzazione di supporti in grado di offrire capacità di storage praticamente illimitate..

01_-_Optical_Storage.jpgIl settore della ricerca di nuovi sistemi di immagazzinamento dei dati e dei supporti avveniristici è in pieno boom. Dopo aver parlato dei ritrovati del Perpendicular Recording e della lubrificazione dei piatti riguardo lo storage a tecnologia magnetica (rif. Hard disk lubrificati e ipercapienti da Seagate), questa volta ritorniamo a parlare di tecnologie ottiche, basate cioè sull'impiego del laser per incidere i bit di informazione su disco.

Anche in quest'ultimo caso, i progressi della ricerca avanzano a ritmo serrato. Dopo il lunghissimo regno del formato DVD hanno da poco debuttato sul mercato Blu-ray e HD DVD, gli standard a laser blu, in grado di offrire capacità da 5 a 10 volte superiori a quelle offerte dal DVD. Entro la fine del 2006 dovrebbero essere commercializzati gli HVD, i dischi olografici, in grado di raggiungere i 5 Terabyte di capienza.

Non bastasse tutto ciò, dall'America arriva la notizia dello studio condotto dal professor Venkatesan Renugoplakrishnan dell'Harvard Medical School di Boston il quale, in cooperazione con i ricercatori di NEC Corporation (co-sviluppatrice, assieme a Toshiba, del formato HD DVD), sta lavorando alla realizzazione di un materiale basato su una proteina chiamata batteriodopsina. Sfruttando le caratteristiche peculiari della suddetta proteina, è possibile realizzare dischi dello stesso diametro di CD, DVD e HD DVD/Blu-ray, ma capaci di contenere ben 50 Terabyte di dati!

Come suggerito all'inizio, la batteriodopsina è presente Terra da un tempo remoto, addirittura da milioni di anni: contenuta nella membrana di archeobatteri che prediligono gli ambienti salmastri e le zone paludose, ha l'abilità di modificare la propria forma quando viene colpita dai fotoni che compongono la luce. L'energia luminosa così accumulata viene poi rilasciata velocemente sotto forma di energia chimica, che permette al batterio di funzionare e alla proteina di ritornare alla sua forma originaria.

02_-_Storage_Array.jpgIl professor Renugoplakrishnan ha modificato geneticamente il batterio, di modo che la batteriodopsina prodotta si liberi molto più lentamente dell'energia luminosa accumulata, mantenendo a lungo nel tempo la forma assunta dopo l'assorbimento. In tale stato, la proteina può essere impiegata per la produzione di un dye organico come quelli a base di polimeri impiegati nei DVD registrabili. Considerando inoltre le sue ridotte dimensioni, essa potrebbe essere usata per sviluppare supporti con una densità di dati memorizzabili sensibilmente superiore a qualunque altra tecnologia di storage finora conosciuta, permettendo la realizzazione di dischi dalle suddette strabilianti capacità di decine di Tera.

La radiazione luminosa assorbita dalla batteriodopsina ha una lunghezza d'onda di 585 nanometri, caratteristici di una luce color giallo-verde. Qualora quindi la ricerca fosse coronata dal successo, bisognerebbe realizzare un diodo in grado di generare un nuovo tipo di laser, diverso da quello a luce rossa dei DVD (650 nanometri) e dal laser blu di HD DVD/Blu-ray (405 nanometri).

Parlando dei tempi necessari alla realizzazione di prodotti commerciali basati sulla batteriodopsina, i ricercatori stimano di poter sviluppare un disco USB funzionante entro i prossimi 12 mesi, mentre bisognerà aspettare altrettanto per la successiva messa in commercio di dispositivi e supporti ottici. Ribadendo ancora una volta le nostre perplessità sull'affidabilità di dischi così capienti per finalità critiche come backup e storage di dati importanti, rimaniamo sintonizzati in attesa di poter seguire l'evolversi della vicenda.

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