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Windows 7: in Europa, senza Internet Explorer

13/06/2009
- A cura di
Zane.
Mondo Windows - La prossima versione di Windows sarà privata di Internet Explorer, perlomeno nel vecchio continente. Basterà a soddisfare la Commissione ed i concorrenti? La prima si dice "interessata", mentre la replica di Opera è lapidaria: come per Windows Media Player, sarà "troppo poco e troppo tardi".

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Microsoft è intenzionata a risolvere in tempi brevi il contenzioso che vede l'Unione Europea sul piede di guerra per l'integrazione di Internet Explorer nel sistema operativo, ed il possibile abuso di posizione dominante che questo potrebbe costituire.

Il colosso del software ha annunciato ora che, all'interno dell'Unione Europea, Windows 7 sarà commercializzato solamente in una versione sprovvista di Internet Explorer, alla quale verrà affiancata la famiglia "Windows 7 N", ovvero quelle particolari declinazioni di Windows sprovviste di Windows Media Player imposte all'azienda come parte della mega-sanzione del 2004.

Anche le edizioni "N", di riflesso, saranno sprovviste di Internet Explorer.

La nuova linea di prodotto, denominata Windows 7 E, sarà un'esclusiva per il vecchio continente: di là dall'oceano infatti, dove Microsoft non deve soddisfare richieste analoghe, Windows 7 sarà distribuito nella sua versione completa ed equipaggiata di serie con Internet Explorer 8.

In Europa, IE sarà comunque ripristinabile facilmente dagli assemblatori, grazie ad uno strumento di installazione che, a quanto pare, Microsoft renderà disponibile unicamente al canale dei partner. Gli OEM potranno altresì scegliere un browser concorrente o, come possibile anche oggi, installare molteplici navigatori differenti sulle macchine in vendita.

La questione è più complicata per gli utenti finali: poichè il sistema operativo è sprovvisto di un navigatore, non sarà possibile raggiungere il sito del produttore desiderato ed installare il navigatore scelto. Il gruppo, stando a quanto riportato da varie fonti, conta di ovviare alla situazione distribuendo separatamente copie di IE su CD e via FTP.

I concorrenti, dal canto loro, saranno tenuti a fare lo stesso: la possibilità che si ritorni ad una situazione anni 90, durante i quali Internet Explorer e Netscape Communicator erano la dotazione standard di tutti i CD a corredo delle riviste di settore, è quindi tutt'altro che remota.

Fine dei giochi?

Importante notare che la mossa di Microsoft è prettamente preventiva: la Commissione di vigilanza sta attualmente valutando la situazione, e non si è ancora pronunciata ufficialmente in merito.

Come a dire quindi che l'azienda è disponibile a scendere a compromessi (il tutto facendo affidamento su caratteristiche del prodotto già disponibili da tempo, e quindi a costo ridotto), ed attivamente impegnata nel cercare alternative realmente attuabili rispetto a quella "schermata di scelta" di cui si è discusso nei mesi passati e che continua a sembrare troppo delicata da realizzare.

Resta da vedere se questo sarà sufficiente a soddisfare la Commissione ed il carrozzone di concorrenti, capitanati da Opera Software, su richiesta delle quali è partita l'indagine.

A chi interessa?

Difficile, tuttavia, credere che la scelta possa essere risolutiva.

Le edizioni "N" di Windows XP e Windows Vista hanno avuto una diffusione talmente limitata da passare pressochè inosservate ai più, ed i concorrenti sanno bene che un qualsiasi prodotto simile, ma sprovvisto di Internet Explorer, sarebbe soggetto ad un destino simile.

Certo è che, in questo caso, Microsoft non commercializzerà anche la versione completa del prodotto al fianco di quella ridotta, come avviene oggi con Windows Vista e Windows Vista N.

Ma quale assemblatore, vero nodo cruciale di tutta la faccenda, sceglierebbe mai di non installare uno strumento tanto diffuso come Internet Explorer sui PC in vendita, potendo oltretutto contare su un software di installazione fornito dal produttore stesso?

La replica della UE

La Commissione Antitrust ha prontamente risposto a Microsoft tramite un comunicato ufficiale.

Il gruppo si è detto "interessato" dall'annuncio, ma ha altresì ricordato che le indicazioni preliminari paventavano la possibilità di inserire nel sistema operativo la già citata "schermata di scelta", e non di escludere del tutto il browser web dal sistema operativo.

"Invece che offrire maggiore libertà di scelta" si legge nel comunicato "con questa mossa Microsoft sembra aver volerne fornire ancora meno", riferendosi allo scenario in cui l'utente finale acquisterà un PC senza passare per il canale OEM.

"Per quanto riguarda le vendite generate dal canale degli assemblatori" si continua "la proposta di Microsoft potrebbe potenzialmente essere positiva". A quanto pare quindi, la Commissione ha visto di buon occhio la scelta di permettere ai venditori di installare uno o più browser a propria discrezione.

Gli investigatori non escludono comunque che la cosa possa non essere sufficiente "In caso la Commissione concludesse che il comportamento di Microsoft è stato illecito, sarebbe necessario valutare se questa stessa proposta possa essere sufficiente a creare una mercato dei navigatori web veramente libero per i consumatori".

La reazione di Opera Software

La software house norvegese ha prontamente ribadito L'inadeguatezza della direzione intrapresa da Microsoft, sottolineando che l'annuncio non rispecchia quello che ci si aspettava.

Hakon Wium Lie, responsabile tecnico di Opera, ha ricordato che il gruppo chiedeva venisse fornito ai consumatori un accesso ad un maggior numero di navigatori web, non ad una quantà inferiore.

"Non credo che questo potrà ripristinare la concorrenza sul mercato", ha aggiunto il manager durante una intervista rilasciata a Cnet, "Questo è molto simile al rimedio visto in passato per il caso Windows Media Player: un rimedio ampiamente riconosciuto come insufficiente. Troppo poco, troppo tardi".

Opera Software continua, comprensibilmente, a spingere per la schermata dalla quale i singoli utenti possano scegliere quale browser utilizzare, possibilità che, senza dubbio, aiuterebbe il software ad ampliare il bacino di appena l'1% delle preferenze nel quale si trova oggi.

Se le cose procedessero per questa strada, i produttori di navigatori web potrebbero pensare di corteggiare gli assemblatori e convincerli ad installare il proprio prodotto. Si tratterebbe però di una possibilità economicamente gravosa, che né il gruppo norvegese, né probabilmente Mozilla Corporation, potrebbero permettersi.

Google, dal canto suo, avrebbe forse la disponibilità economica per tentare una mossa del genere, ma è tutt'altro certo che l'azienda potrebbe essere intenzionata ad investire così pesantemente per la distribuzione del suo Chrome in un momento di congiuntura economica ancora sfavorevole.

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